In questo periodo un cliente mi ha sottoposto una nuova sfida progettuale. Abbiamo scelto insieme un vecchio fabbricato che aveva già subito un tentativo di recupero e ora ci si pongono davanti le scelte relative al recupero.
Il progettista che mi ha preceduto è intervenuto su più elementi in modo pesante: il valore umano che è stato inserito nel fabbricato al momento della sua costruzione è stato superato dal desiderio di buttare tutto ciò che è consumato, datato ed instabile: a favore di materiali moderni che hanno più il sapore della sicurezza e della stabilità, che sembrano a prima vista meno costosi e più risolutivi ma che di fatto buttano alle ortiche il pregio costruttivo originale della casa.
Non c'è da stupirsi se guardando il fabbricato ora, esso appaia innegabilmente così povero e privo di pregio.
Cosa si può salvare di un vecchio fabbricato? E perchè?
1) LE VECCHIE PIETRE - Cito dal mio libro "l'hotel infra ordinario": "(...) Le vecchie pietre, prodottesi in millenni e millenni di processi litogenetici - sostanze pressate al calore della profondità della terra e poi riemerse - oppure in processi litoclastici, rendono materiali dai colori e dalle tessiture singolari e unici e sono esattamente ciò che in una fabbrica si può definire per un certo verso “prezioso”. Se vi trovate a togliere la vecchia pietra e a sostituirla con una nuova, il risultato prodotto avrà un sapore totalmente differente. Perché la nuova pietra sarà fatta a macchina e la lavorazione sarà insindacabilmente diversa, più regolare e
ripetitiva e il risultato finale, sebbene pregevole, non comunicherà le stesse sensazioni aggiunte dallo scorrere del tempo. (...)".
L'intervento di recupero di vecchie pietre con fessurazioni può essere eseguito in modo abbastanza semplice: "Origini e riparazione di marmi e marne - (...) procedemmo a numerosi smontaggi e successivi sezionamenti parziali dei refilati in marmo, inserendo in seguito dei tondini di acciaio fermati con della resina. Per poi rimettere tutto in opera. Dove non si riuscì a smontare gli elementi da consolidare, procedemmo con gli architravi in opera, senza smontarli, puntellando, sezionando, inserendo barre o tondini in acciaio e coprendo in seguito le crepe con stuccature finite dalle restauratrici. Molti architravi si erano adattati ai movimenti della fabbrica e presentavano crepe e fessurazioni nel mezzo. (...) "
2) VECCHI GRADINI - Per quanto riguarda i vecchi gradini e le vecchie rampe scala, condivido con Voi due metodi di intervento, uno che riguarda la tecnica del "rovesciamento" ("avrei tentato di far girare i gradini dal marmista, ricavandone la lavorazione nella parte inferiore del cuneo triangolare, per poterli riutilizzare. Avevamo detto infatti che la scala in arenaria era molto tenera come materiale ed era molto antica o era stata molto utilizzata. L’avvallamento che si era prodotto in qualche centinaio d’anni nel centro della pedata la rendeva attualmente molto pericolosa perché, ad un uso troppo disinvolto, si rischiava di trovarsi a scendere la scala da seduti. (...))
Raffiguro graficamente la tecnica del rovesciamento, consiste in sostanza nel rovesciare il gradino e ricavare la pedata nella porzione sottostante:
L'altro metodo riguarda delle operazioni più leggere di restauro: "(...) Restauro dei gradini in arenaria - Il 24 gennaio la sfida del giorno era rappresentata dalla rampa scale della casa Lievi, alla quale era stato smontato un gradino di quelli d’arenaria per portarlo dal marmista a fare un tentativo di recovery. Se avesse funzionato avremmo smontato l’intera rampa, per poi rimetterla in opera esattamente dov’era. Avevo letto un manuale del professor Giovanni Carbonara e avevo capito esattamente che si poteva fare e come si doveva fare. Adesso si trattava di passare dalla teoria alla pratica. (...) Il marmista Claudio Caldera sconsigliò però vivamente di utilizzare la tecnica del rovesciamento del gradino: la pedata non era sufficientemente profonda e si sarebbe accorciata troppo per rimetterla in opera a ventaglio, com’era in origine. Propose invece di togliere qualche millimetro dal piano, per attenuare semplicemente l’avvallamento centrale. Forte del tipo di posa che avevo visto a Superga e in un’altra infinità di edifici storici - adattamento di piccole differenze di alzata attraverso l'inserimento di piccoli conci in cotto o pietra e malta di calce, ndr -, sapendo che avremmo potuto gestire un lieve abbassamento nel rimontaggio, dissi di sì. (...) Dopo l’intervento di levigatura, la scala restò comunque molto usurata sui tori
frontali: avremmo spazzolato leggermente le rotture più evidenti, in modo da renderle
accettabili, senza togliere il fascino del tempo trascorso. (...)"
3) MANUFATTI CALCAREI MACCHIATI
Di nuovo cito una parte del libro "(...) Durante la mia collaborazione al recupero conservativo della torre campanaria di Limone sul Garda, avevo lavorato tra gli altri con l’architetto Giovanni Cigognetti ed il suo praticante Enrico Gaetarelli (...) Enrico aveva condiviso con me alcuni metodi per la pulizia dei marmi. Le pietre dell’edicola del campanile di Limone erano state trattate con degli impacchi fatti con una soluzione satura di sali d’ammonio, procedimento che serve a far rilasciare nell’impacco le sostanze già assorbite dalla pietra. Si prende un secchio l’acqua, si aggiungono i sali d’ammonio, fin quando mescolando il sale non si scioglie più. A quel punto la soluzione si definisce satura appunto: si bagna della polpa di cellulosa con questo liquido e si fa un impacco sul marmo.
Dopo un periodo variabile da pochi minuti ad alcune ore - ogni tanto si dà una sbirciata sotto all’impacco -, la polpa di cellulosa assorbe quantità variabili delle sostanze contenute nel marmo e riporta le superfici ad un certo grado di pulizia. Nel caso di interventi su beni monumentali il grado di pulizia viene limitato, per evitare di avere delle parti eccessivamente nuove o troppo pulite rispetto all’insieme. (...)". Questo sistema va bene anche per riportare agli antichi splendori una vasca in marmo, una fontana, i contorni in marmo di una porta, un capitello o la pietra del camino su cui avete fatto scivolare vari pezzi di grigliata. Alla fine del lavoro risciacquare molto bene per evitare che l'azione dei sali prosegua.
(citazioni da "L'hotel infra ordinario" di Katia Girardi Architetto, vietata ogni duplicazione o copia anche parziale, non autorizzata. Opera protetta dal diritto d'autore)
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