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Immagine del redattoreKatia Girardi architetto di head work

Approcci inclusivi tra architetti ed ingegneri

Aggiornamento: 5 giu 2023

Uno dei capitoli del libro "l'hotel infra ordinario" si intitola "Il progetto inclusivo" e racconta dell'importanza, all'interno del progetto di un hotel, dell'attività coerente e collaborativa di tutti coloro che prendono parte al progetto: ingegneri, architetti, impiantisti, designer, arredatori e committenza/gestione, in un mood comunicativo comune e condiviso. Tale condivisione consente di sviluppare l'identità di brand dell'hotel in modo molto chiaro, definito e riconoscibile, a vantaggio dell'identificabilità da parte dei viaggiatori. Non trova in questo caso fondamento l'assunto per cui gli architetti dovrebbero avere difficoltà a prescindere a comprendere le ragioni del proprio ingegnere, mentre anzi il confronto aperto sulle ragioni della statica e dell'antisismica possono aprire le porte a nuove consapevolezze e ricerca espressiva. Vi riporto un estratto del capitolo, buona lettura.


("Il progetto inclusivo" estratto da "L'hotel infra ordinario" )


"Il mio approccio alla statica di un edificio è di tipo inclusivo. Un edificio è l’edificio tutto insieme. È un insieme coerente di statica, struttura, impianti, distribuzione degli interni, finiture e arredamento. Il punto dove il processo si spezza, dove il cliente chiama l’architetto per sistemare la struttura, l’involucro e gli impianti e poi lui segue un’altra visione per distribuzione e arredo, lì cade la coerenza complessiva del progetto. Un progetto di hotel dove l’architetto non sa che tipo di cliente dovrà accogliere l’edificio è un hotel che parte nell’incoerenza. Perché un edificio è tutto insieme e il fatto che uno dei tecnici fa una parte come la struttura, senza coerenza con quello che andrà inserito successivamente, segna solo una frattura: un problema comunicativo tra lo strutturista, l’architetto e il cliente. Perché l’edificio è un insieme, un unico.

Io ancora non ero così smaliziata o così formata da potermi permettere di impormi sugli aspetti strutturali, ancora non avevo una mia visione a riguardo, solo pensieri ancora sparsi, disorganizzati. Percepivo però con chiarezza che il mio lavoro e quello dell’ingegnere andavano di pari passo a formare un unico. Con l’osservazione calibravo la mia percezione empirica dell’intervento di miglioramento statico, con quell’idea che avevo di volerla solo legare la casa, senza appesantirla. Oddio, forse il mio ingegnere avrebbe preferito un tecnico che stava più fuori dai piedi. Gli aspetti antisismici di un intervento di recupero per me erano un focus, una cosa a cui prestavo particolare attenzione. Un viaggiatore ha diritto a stare in un hotel in piena sicurezza, fiducia e tranquillità. Quella gabbia statica che contiene arredi, allestimenti e persone deve garantire alla gente di uscire incolume in

caso di sisma. (...) Da molti ingegneri anziani mi sono spesso sentita dire “architetto tenga

conto delle proprietà elastiche dei materiali, la calce ha una sua elasticità, una sua

plasticità”. Cose che ascoltavo ma ancora non capivo, troppo presto per agguantare

tutta la cultura e l’esperienza necessaria a comprendere a fondo quel concetto,

a capire che a volte è meglio avere una parte morbida che si deforma lentamente

invece di una che esplode tutta in un colpo." - Katia Girardi Architetto

(citazioni da "L'hotel infra ordinario" di Katia Girardi Architetto, vietata ogni duplicazione o copia anche parziale, non autorizzata. Opera protetta dal diritto d'autore)



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